— Burning Souls: Corsa al podio (prologo) —


Yuya bevve un lungo e dissetante sorso d'acqua dalla borraccia che un attimo prima gli stava porgendo Selena. Quest'ultima rimase a fissarlo fino a che non ebbe finito e gliela restituì, praticamente vuota. Come in automatico, quindi, si allontanò.
Yuya scosse la testa, mentre guardava la sua schiena che si disperdeva nella marea di corpi che affollavano il garage. Quella ragazza era davvero troppo rigida. Svolgeva il suo lavoro in modo impeccabile, e gli era di ottimo aiuto, certo, ma lui ancora faceva fatica a rapportarcisi come avrebbe dovuto. I loro caratteri erano completamente agli antipodi. Lei, fredda e riservata. Lui, esuberante e socievole. Si passò una mano dietro al collo, scuotendo la testa come per liquidare la questione. Ora aveva altro a cui pensare.
La gara di qualificazione per il campionato era imminente. Il suo futuro di motociclista professionista dipendeva dai suoi esiti e Yuya non stava più nella pelle. Se la LDS fosse riuscita a passare il turno, sarebbe entrato ufficialmente nel mondo delle corse agonistiche.
Avrebbe rappresentato la propria scuderia a livello mondiale, gareggiato fianco a fianco con i più grandi campioni di motociclismo attuali e forse... il solo pensiero lo elettrizzò sul posto.
Forse avrebbe potuto conoscere Yusei Fudo.
Gongenzaka lo ridestò dalle sue fantasticherie, proprio un attimo prima che Yuya arrivasse alla parte in cui iniziava a tremare convulsamente, all'idea di poter davvero stringere la mano a quello che per tutta la vita era stato il suo idolo, la sua aspirazione maggiore.
"Allora, ci siamo?" tuonò, con la sua voce grave.
Teneva in mano una tuta rossa fiammante, nuova di zecca, con il logo della LDS sul petto.
Yuya ancora non capiva perché il suo team avesse deciso di portarsi avanti e scegliere già le nuove divise, senza nemmeno conoscere i risultati della corsa di quel giorno.
Era una cosa da niente, ma gravava su di lui come un'altra responsabilità di cui farsi carico.
Doveva molto ai suoi compagni, era loro grato per tutto quello che stavano facendo per lui e non poteva permettersi di deluderli.
"Ci sono!" rispose raggiante, alzandosi in piedi per seguire Gongenkaza all'interno del garage affollato. L'aria vibrava di una tensione familiare, che gli annodava lo stomaco in un connubio di piacevoli fitte d'eccitazione, miste ad ansia da palcoscenico.
Si fecero largo tra la gente, grazie all'imponente corpo del più grande, e sgattaiolarono nella zona adibita a spogliatoio.
Lì Yuya trovò ad attenderlo Dennis, già mosso dal suo abituale fervore.
"Eccovi qua, temevo vi foste persi!" cantilenò, ansioso. Lo afferrò per un braccio e se lo trascinò appresso, senza prestare alcuna attenzione a Gongenkaza, che sospirò alle loro spalle.
"Perdersi in uno stupido garage? Nemmeno Sakaki è così stupido" berciò Shingo, di cui Yuya si accorse solo in quell'istante.
Stava in piedi al centro della stanzetta, le braccia sollevate per permettere a Shun di allacciargli la cintura della tuta.
Quest'ultimo, chino di fronte a lui, era così intento nel suo lavoro che non si voltò nemmeno per salutare.
Yuya sospirò. Non poteva fargliene una colpa, d'altra parte Shun era fatto così. Ancora più tipico era l'atteggiamento di Shingo, che si faceva vestire e assortire come se fosse un principe, e non un qualsiasi motociclista di seconda mano. I loro compagni di scuderia insistevano per fare lo stesso anche con Yuya, ma lui non era mai stato particolarmente d'accordo. Per questo, quando Dennis iniziò a sollevargli la maglietta con una certa fretta, lui si scostò.
"Faccio da solo" disse, senza omettere di sorridere.
L'altro si scansò di malavoglia, ma rimase comunque a fissarlo mentre si infilava la tuta rossa che prima teneva in mano Gongenzaka.
La sensazione di pulito e freschezza che percepì indossandola lo fece sentire ancora più carico, abituato com'era al vestiario logoro e sdrucito che aveva indossato fino all'ultima gara svolta.
"Wo-hoo!" commentò, rimirandosi allo specchio. Dennis, dietro di lui, batté le mani entusiasta.
"Questa volta la LDS si è superata" commentò, lo sguardo che vagava da Yuya a Shingo, ricco di compiacimento.
Quest'ultimo aveva appena finito di sistemarsi il casco sulla testa.
"Quello stronzo di Akaba si è deciso a rimetterci a nuovo, eh?" ribatté, con un'espressione che Yuya non sapeva se definire sdegnante o esaltata. Non ebbe tempo di soffermarsi a stabilirlo.
"Quello stronzo di Akaba, ah? Quindi è questo che pensi realmente di me, Sawatari" L'atmosfera nella stanza si spense in un istante.
Nello stesso momento in cui quella voce così imponente e familiare si levò dalla soglia, tutti si voltarono a cercarne il possessore.
Anche Yuya lo fece, molto lentamente, pur sapendo già in anticipo cosa avrebbe trovato ad attenderlo.
Reiji Akaba era in piedi, le braccia incrociate al petto, con la schiena appoggiata allo stipite della porta. La luce che filtrava dalla finestra gli dardeggiava sulle lenti degli occhiali, rendendo così impossibile leggere il suo sguardo. Rigido e composto come al solito, aveva davvero la presenza del leader che era.
Yuya non poté evitare di deglutire. Vide con la coda dell'occhio che Shingo aveva indietreggiato di qualche passo. Shun si era alzato in piedi e fissava Reiji con distante rispetto. Il sorriso sul volto di Dennis si era spento del tutto.
"I-io..." fu Shingo a rompere il silenzio. Aveva il viso paonazzo e torceva le mani tra loro in un tic nervoso che esibiva abitualmente quando era sotto pressione. Il che non capitava facilmente, e suscitò in Yuya una punta di divertimento.
Reiji gli passò accanto con malcelato disinteresse.
"Risparmia il fiato per il nostro appuntamento nelle mie sedi" proferì semplicemente.
Shingo si voltò per protestare, allarmato, ma lo sguardo con cui il presidente lo fulminò lo inchiodò sul posto ancor prima che potesse aprir bocca. Rassegnato, abbassò la visiera del casco e si rifugiò in se stesso.
Shun gli lanciò un'occhiata bieca, poi tornò a guardare Reiji.
"C'è qualche problema?" domandò. Questo non si curò minimamente di lui, come se non avesse nemmeno parlato.
Proseguì, facendo scostare Gongenzaka e Dennis, fino a che non fu di fronte a Yuya.
Quest'ultimo arretrò fino a che non sentì la superficie liscia e fredda del muro retrostante contro alla schiena. Deglutì nuovamente.
Che cosa voleva Reiji Akaba da lui? Era stato Shingo a insultarlo, perché ora il presidente lo guardava come se fosse colpa sua?
Un sorriso freddo e calcolato attraversò il viso pallido dell'uomo. Nella penombra della stanza, parve ancora più sinistro.
"Che fai, Sakaki? Scappi?" chiese, con una nota di divertimento nella voce solitamente calma e ferma. Un retorico interrogativo che mise Yuya in allerta.
Sembrava che Reiji, così quieto e meditativo, stesse giocando con lui. Come un felino che tortura a lungo la sua preda, prima di finirla e cibarsene.
Akaba però tornò immediatamente serio. Le braccia incrociate sul petto gli conferivano un'aria ancora più severa.
"Sono venuto a controllare che fosse tutto a posto, novellino." proclamò, riuscendo a far suonare il diminutivo come un dispregiativo.
"Non volevo credere che, essendo questa una gara di vitale importanza, tu te la fossi già fatta addosso all'idea di disputarla."
Reiji si sporse in avanti e Yuya sbatté la testa contro la parete. Doveva avere l'aria terrorizzata, perché lesse nell'espressione dell' uomo una vaga perplessità.
Cercando di ricacciare indietro un'imprecazione, dovuta alle fitte di dolore che gli stilettavano la testa, si affrettò ugualmente a rispondere: "Nessun problema, non sono agitato. Gareggerò al meglio delle mie capacità, come ho sempre fatto."
Valutò se fosse il caso di accompagnare la rassicurazione con un sorriso, ma stabilì che sarebbe stato fuori luogo.
Reiji lo soppesò per un po'. I suoi occhi che lo scrutavano riuscivano sempre a far sentire Yuya violato, e non era una sensazione piacevole.
"E va bene. Voglio almeno una qualificazione." disse poi, scostandosi e allontanandosi verso la soglia della stanzetta.
"Ma se posso scegliere cosa mi renderebbe ancora più felice, beh" fece una pausa, spostando lo sguardo da Yuya a Shingo, minaccioso.
"Qualificatevi entrambi".
La porta si richiuse alle sue spalle con un tonfo, e la stanza sprofondò nel silenzio più totale.
Ci volle un po' perché l'atmosfera riacquistasse vitalità. Yuya si lasciò scivolare contro il muro, fino a che non toccò terra.
Gli occhi di tutti sembravano fissi su di lui. Impiegò un po' per realizzare che in realtà stavano ancora guardando il punto in cui Reiji aveva sostato, come se si fosse trattato dell'apparizione di un qualsiasi spirito maligno.
"Beh..." commentò Yuya, per allentare la tensione. "Di certo non ha contribuito a rassicurarmi".
Dennis, accanto a lui, ridacchiò.
"E non ne aveva l'intenzione dall'inizio." aggiunse, dando voce al pensiero che probabilmente stava attraversando la mente di tutti.
Solo Shingo pareva estraneo alla situazione. Benché il clima fosse tornato acceso, lui non ne sembrava affatto sollevato.
Si sfilò il casco con foga e si avviò a grandi passi verso la porta.
"Fanculo Sakaki." ringhiò, senza voltarsi.
Yuya sussultò, colto alla sprovvista.
Non fece in tempo a dire niente, che la voce incrinata di Shingo lo sopraffece. "Ti aspetto in pista per farti il culo, bastardo. Gliela faccio vedere io la qualificazione".
L'ultima frase si disperse in un borbottio sommesso, mentre quest'ultimo usciva di scena.
Per la seconda volta, la porta si richiuse con un tonfo.
Yuya si guardò intorno perplesso. Incrociò lo sguardo di Shun, che scosse la testa, privo di espressione. Dennis gli mise una mano sulla spalla.
"Sarebbe meglio che tu segua il suo esempio" suggerì. "Non manca molto all'inizio della gara."
Gongenzaka, intento a radunare i vestiti che Shingo aveva sparso in terra, annuì. "Dennis ha ragione."
"D'accordo" fece Yuya, sollevandosi da terra e scrollandosi la polvere dal retro della tuta. Tirò su la zip fino al collo e prese il casco che Shun gli stava porgendo.
"Io inizio ad avviarmi, okay? Vi aspetto là" disse, aprendo la porta. I tre annuirono in contemporanea. Yuya fece loro un sorriso colmo di gratitudine, e poi si avviò all'esterno del garage.



Il circuito sul quale avrebbero dovuto gareggiare quel giorno era adagiato sul fianco di una collinetta, e si snodava dal fondo della valle per poi salire bruscamente verso la cima. Pressapoco verso l'ottava curva tornava in discesa, inclinandosi bruscamente fino al traguardo.
Non era esattamente una pista con cui Yuya andava particolarmente d'accordo, considerato che ospitava una delle curve più pericolose tra i circuiti giapponesi.
Inoltre, a seguito di quest'ultima, avrebbe dovuto superare un dosso molto ripido.
"Sei teso?"
Yuya si voltò, per trovarsi faccia a faccia con una ragazza snella e solare. Aveva i capelli rosa acceso, raccolti in due codini che le incorniciavano il viso, conferendogli una delicatezza innata. I profondi occhi blu lo scrutavano curiosi.
"Yuzu!" esclamò, illuminandosi. Le cinse subito le spalle con un braccio, e la trascinò lontano dal bordo della pista. "Vieni via, qui è pericoloso" le spiegò, in risposta al suo sguardo dubbioso.
Yuzu lo seguì senza opporre resistenza.
"Non hai risposto alla mia domanda" gli fece notare.
Yuya la lasciò andare e piegò la testa di lato. "Quale? Ah, teso dici? Non lo sono per niente." mentì.
La ragazza si portò una mano alla bocca e ridacchiò sommessamente. Nel suo vestitino rosa chiaro, così minuta e aggraziata, sembrava proprio un fiore. Yuya, a quel pensiero infantile, arrossì.
"Ehy, non c'è niente da ridere" mugugnò.
Furono interrotti da Selena, che arrivò alle spalle di Yuzu e l'agguantò dal dietro.
"Presa!" disse, con un'insolita allegria.
L'altra si voltò, ancora tra le sue braccia e le rivolse un sorriso smagliante. Yuya scosse la testa. Faceva un certo effetto vedere la fredda e stoica Selena che si ammorbidiva al punto da comportarsi come una ragazza qualsiasi, in compagnia di Yuzu. Le due erano migliori amiche. Si erano conosciute proprio grazie a lui e da quel momento erano diventate inseparabili.
Adesso avevano iniziato a conversare animatamente. Yuya preferì non disturbarle, quindi si avviò verso la postazione del pit-stop.
Shingo era seduto sulla propria moto, sporto sul manubrio e intento a dar sfoggio di sé con la voce così alta da risultare udibile in tutta la zona circostante. Parlava con due ragazzi che assistevano spesso alle sue gare, e che avevano l'aria di essere i suoi unici amici. Anzi, a Yuya avevano sempre dato l'idea di due scagnozzi pronti a leccare le scarpe del padrone, se solo questo l'avesse ordinato. L'immagine che si disegnò nella sua mente fu abbastanza spaventosa da indurlo a scacciare immediatamente il pensiero.
Adesso che ci faceva caso, non aveva prestato la minima attenzione a come la tuta faceva risaltare il biondo dei capelli di Shingo. Non era un dettaglio di cui avrebbe dovuto avvedersi, eppure non riusciva a fare a meno di trovare il suo rivale un gran bel ragazzo. Sin da quando si erano conosciuti, erano stati avversari in tutto. Nelle corse, naturalmente, ma anche nell'aspetto fisico, nella compagnia che frequentavano, nel numero di ragazze che assistevano alle loro gare.
Yuya non dava mai particolare peso alle sfide che gli lanciava Shingo, ma dentro di sé il desiderio di prevalere su di lui ardeva ugualmente e con bruciante passione.
Anche durante la corsa decisiva di quel giorno, sebbene il suo obiettivo primario fosse quello di qualificarsi, non riusciva a fare a meno di sperare in una vittoria schiacciante anche sul suo rivale.
Si accorse di essere infervorato quando sentì le unghie conficcarsi nei palmi delle mani, ora strette a pugno.
Allentò immediatamente la tensione. "Uoh..." commentò, tra sé e sé.
Shun gli sbucò alle spalle, esattamente come aveva fatto prima Selena con Yuzu.
"Yuya?" lo chiamò. Per la prima volta, la sua voce sembrava in qualche modo... emotiva. Da essa non trapelava la solita, piatta trasparenza. Yuya alzò lo sguardo. "Sì? Tutto bene?"
Lo chiese perché il viso di Shun era davvero pallido. Di per sé la sua carnagione non lo graziava di un colorito vistoso, ma questa volta la pelle sembrava davvero tirata, sugli zigomi marcati.
Yuya notò solo in quell'istante i solchi appena accennati sotto gli occhi, e si rese conto di non sapere assolutamente nulla di lui.
Shun si fece più vicino e lo scrutò con il suo sguardo dorato.
"Sembravi..." mormorò, come distante.
Poi si riscosse, e indietreggiò di qualche passo, tornando a guardarlo con la sua abituale trasparenza.
Yuya sbatté le palpebre, perplesso.
"Ehy, che ti prende? Sembravo cosa? Chi?" lo incalzò, afferrandogli un braccio.
Shun si divincolò dalla sua presa con fermezza. Non bruscamente, ma in un modo che gli fece intendere che sarebbe stato meglio non insistere.
"Devo andare a fare gli ultimi controlli alla tua moto." si giustificò.
La maniera in cui aveva terminato la frase, con una vaga sospensione sulle ultime parole, lasciava intuire che gli stava concedendo di scegliere se andare con lui o rimanere lì.
"Vengo con te" decise Yuya. Shun annuì e poi si avviò senza nemmeno assicurarsi di essere seguito. Intento a collaudare la moto, con la divisa da meccanico indosso, c'era Dennis. Dall'altro lato Gongenzaka armeggiava con una cassetta degli attrezzi.
"Serve una mano?" chiese Shun, facendosi più vicino. I due sollevarono appena la testa, immersi com'erano nei rispettivi compiti.
"Ho quaaasi finito" rispose il primo, dopo una breve pausa trascorsa a contemplare il proprio operato. Il modo in cui trascinava le parole era un tratto che lo caratterizzava, e di solito stava ad indicare che fosse concentrato su qualcosa. In quel caso la sua distrazione era rappresentata dalla moto di Yuya.
Shun gli si affiancò. Prima di chinarsi a dare un'occhiata, però, si sfilò la felpa di dosso e se la legò in vita con fare pratico.
Questo ricordò a Yuya che era una giornata piuttosto calda, oltre che limpida.
La maglietta a mezze maniche nera che indossava il più grande metteva in risalto il suo fisico scolpito. I suoi bicipiti erano piuttosto evidenziati, e anche il suo petto ed il ventre piatto sembravano altrettanto temprati. La scollatura lasciava scoperta la linea dura della clavicola. La conformazione del suo corpo ricordava a Yuya qualcuno, ma non seppe dire chi.
Restava il fatto che Shun Kurosaki fosse, probabilmente, il ragazzo più attraente di tutto lo staff.
Proprio lui, in quell'istante, lo fulminò con lo sguardo. Yuya si riscosse dai propri pensieri abbastanza in fretta per riuscire a capire che l'altro gli aveva anche detto qualcosa.
"Scusa non... potresti ripetere?" chiese, assumendo un'espressione allarmata.
Dennis s'intromise, probabilmente per evitare che Shun rispondesse in modo sgarbato.
"La moto, Yuya" disse, alzandosi in piedi e sorridendogli. Batté una mano sul veicolo e si scostò per fargliela rimirare.
"Ora è tutta tua."
Yuya andò verso di loro e si accostò subito alla sua moto. La superficie brillava, rilucendo a contatto con i raggi solari. Blu e verde, risplendeva come per reclamare tutte le attenzioni su di sé. Era un modello vecchio, ma i ragazzi l'avevano sistemata così bene per l'occasione da farla sembrare nuova di zecca.
Passò le mani sulla sella, come rapito. Le sue dita, fasciate dai guantini, percorsero tutto il profilo del veicolo.
Si voltò commosso.
"Tutto... tutto questo per me?" domandò, guardando Shun e Dennis.
Il primo alzò le spalle: "Per la LDS, a dire il vero".
Dennis gli parlò sopra, forse inavvertitamente.
"E per chi altri?"
Il contrasto di opinioni fece sorridere Yuya. Gongenzaka gli mise una mano sulla spalla e lo scosse dolcemente.
"Invece di farti troppe domande come tuo solito, perché non la provi e basta?" suggerì, il tono di voce divertito.
Yuya non se lo fece ripetere due volte. Dopo aver stretto le mani di tutti e tre ed essersi inchinato almeno dieci volte, montò in sella.
La sensazione di padronanza che percepiva tutte le volte che saliva sulla moto non tardò a ripresentarsi. Là sopra si sentiva padrone di ogni cosa. Motore, telaio, manubrio, fari, cerchioni, pneumatici: tutto rispondeva al suo volere. Era lui a stabilire come guidare.
E il suo obiettivo era sempre stato guidare al massimo. Voleva percepirsi libero come nessun altro, lontano come solo in pochi riuscivano.
Mise in moto il veicolo e sistemò sullo specchietto retrovisore una fotografia sbiadita di Yusei, che conservava gelosamente nel suo portafoglio. L'aveva ritagliata da un articolo di giornale quando era ancora molto piccolo, e da allora era sempre stato come un talismano per lui. Gli portava fortuna durante le corse e gli dava la giusta carica per affrontarle.
"Continuo ad aspettare il giorno in cui volerà via" confessò Shingo, affiancandosi a lui con la sua rombante moto fucsia.
Yuya non si voltò nemmeno. Si limitò ad alzare gli occhi al cielo, esasperato. "Chissà cosa avrà da dirti il presidente" ribatté di rimando.
Con la coda dell'occhio, vide che Shingo si rabbuiava. Dovette lottare con tutte le sue forze per trattenere un sogghigno.
"Non ti riguarda, Sakaki" Shingo prese bruscamente il casco dalle mani di uno dei suoi amici e se lo infilò in testa con altrettanta rudezza.
Yuya lo sentì soffocare un "ahi!" e questa volta non riuscì a trattenersi dal ridacchiare.
"E Yusei non riguarda te" rispose, con crescente soddisfazione.
Prima ancora che il litigio potesse protrarsi a lungo, Yuzu e Selena irruppero nella scena. La prima aveva tra le mani un sacchetto fumante dal quale fuoriusciva un inebriante aroma di dolce. "Ho portato la colazione!" disse, quando si accorse di aver attirato l'attenzione di tutti i presenti. Gli amici di Shingo e Gongenzaka si avventarono su di lei come se avesse appena offerto loro un tesoro di inestimabile valore.
Anche Dennis si era fatto più vicino, ma le lasciò il dovuto spazio per consegnare a ognuno la sua razione.
"Ecco qui!" sospirò lei, quando ebbe finito di distribuire i croissants a tutti quanti.
Yuya e Shingo, che avevano momentaneamente spento i motori, brontolarono all'unisono: a loro non era concesso mettere qualcosa sotto i denti. Con la gara alle porte, sarebbe stato meglio per loro se fossero rimasti a digiuno. Quando si accorse di essersi ritrovato d'accordo con Shingo su qualcosa, Yuya si voltò dall'altra parte con ostentato sprezzo.
Fu così che distinse chiaramente due sagome che si dirigevano verso di loro. Anche se non poteva ancora identificarle, l'altezza ridotta della più piccola non gli lasciò alcun dubbio sulle loro identità.
"Ragazzi!" li salutò con la mano, rallegrandosi.
Michio e Mieru vennero illuminati dalla luce del sole, quando furono abbastanza vicini per poter essere scorti da tutti.
La bambina, che amava definirsi "La fan numero uno di Yuya", si slanciò di corsa verso di lui e per poco non lo tirò giù dalla moto quando gli fu addosso.
Yuya dovette tenersi saldamente al manubrio, e rimanere in equilibrio precario sul veicolo, mentre cercava di staccarsela dal ventre.
"Darling! ♪" cantilenò Mieru, affondandogli le unghie nella schiena pur di rimanere ancorata a lui. Michio accorse subito in suo aiuto.
"Ehy, Mieru! Lascialo andare, forza!" tentò, con il suo tono di voce persuasivo. Di solito sulle donne aveva effetto, ma Yuya dubitò che la bambina potesse essere compresa in quella cerchia. Non le sembrava per nulla interessata al fascino del ragazzo.
Fu vagamente consapevole di Yuzu che faceva per avvicinarsi a loro, il viso in fiamme, perché improvvisamente al megafono reclamarono a gran voce tutti i partecipanti alla corsa.
La frenesia del momento si spense, per lasciar spazio ad un silenzio professionale. Mieru si scostò da lui, augurandogli addirittura buona fortuna.
Michio le mise una mano sulla schiena e la fece allontanare, sollevando il pollice verso Yuya, a raffigurare un "okay" simbolico.
Anche Yuzu doveva andarsene. Prima di seguire i due a bordo pista, però, si accostò alla moto di Yuya.
"Ce la puoi fare." gli disse, con determinazione. I suoi occhi blu brillarono di fiduciosa determinazione. Lo fece sentire a suo agio.
"Grazie, Yuzu" mormorò lui, appoggiando una mano sulla sua. Sin da quando erano piccoli, la ragazza gli era rimasta accanto. Erano cresciuti insieme, come due fratelli. Per ognuna di quelle occasioni, lei era stata presente. Averla lì anche in quel momento significava molto per Yuya.
Yuzu si allontanò da lui molto lentamente, e non senza avergli regalato un ultimo, raggiante sorriso.
La sua figura fu immediatamente sostituita da quella di Serena, che si sporgeva su di lui per infilargli il casco sulla testa.
Fu un bell'impatto perché i suoi modi soprattutto se messi a confronto con quelli della migliore amica, erano tutt'altro che aggraziati.
"Allora, siamo carichi?" tuonò, come se fosse il tenente di un esercito.
Yuya annuì, divertito.
"Sì!"
"Allora vai. E vinci."
Selena si scostò, per dargli modo di mettere in moto il veicolo. Al suo fianco, Shingo aveva già fatto lo stesso. Yuya si sentì pervadere da una crescente adrenalina. Gli rifluì nel sangue come una scarica, e riempì il suo corpo di brividi febbricitanti.
Prima di essere completamente travolto dall'euforia, ricordò semplicemente di essersi domandato una cosa.
Anche Yusei si sentiva in quel modo, quando stava per incominciare una corsa?

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