▬ "Che ne dici di un po' di... dinamismo?" - Parte 1 ▬


Quella in cui era cresciuto Add era una famiglia di scienziati. Votati anima e corpo alla loro causa, i suoi genitori avevano educato lui e suo fratello Trace allo stesso modo.
Non che Add potesse essere introdotto per davvero ad una materia così vasta: aveva solo quattro anni. Trace, invece, sembrava disinteressarsi di tutto ciò che riguardasse gli studi. Aiutava, però, la sua famiglia quando ce n'era bisogno. Add era troppo piccolo per poter definire le persone, ma a ripensarci riusciva a determinare suo fratello come uno scansafatiche responsabile.
Le ricerche che stavano conducendo i loro genitori negli ultimi tempi riguardavano la genetica e la clonazione. Il loro sapere era ampio e vasto, tanto da averli condotti a eseguire esperimenti e prove che avevano dato risultati positivi. Dalle loro ultime scoperte rinvenute avrebbero potuto trarre risultati ammirevoli e di grande aiuto per il progresso dell'umanità, per questo si erano involontariamente tirati addosso un'orda di nemici che non aspettavano altro che vederli fallire.
Incuranti di questo, avevano proseguito con il lavoro, occupandosi del loro progetto più grande. Prevedeva che estraessero un campione di DNA dal corpo dei figli e che provassero a ottenere, da esso, cloni senzienti e di diverse età.
Era un'operazione autorizzata, che non avrebbe recato alcun danno a Trace e Add e oltretutto avrebbe spalancato una nuova porta su vasto campo della scienza.
Add fu il primo ad essere testato. Riposò in una teca per un intero giorno, durante il quale perse totalmente coscienza di sé. Per lui risvegliarsi da quello stato di coma fu come risvegliarsi da una nottata di sonno sereno.
Successivamente fu il turno di Trace. Anche lui venne sistemato in una teca che aveva le sembianze di un'incubatrice e lì si addormentò. Il suo sonno però non ebbe risveglio. Quella stessa notte, la casa della famiglia di Add venne assalita da un incendio doloso.
Il loro laboratorio, le loro ricerche... tutto andò perduto. Anche la vita dei suoi genitori, e la teca in cui Trace ancora riposava.
Add fu l'unico sopravvissuto. Venne catturato e venduto come schiavo a un uomo che lo tenne in catene e ai suoi ordini per dodici anni. Quando riuscì a fuggire cercò di tornare là dove un tempo si ergeva casa sua, ma cadde in un baratro che lo condusse in un posto senza uscita e senza tempo. Miracolosamente, tra le macerie scaturite dal crollo della sua antica villa, rinvenne ancora perfettamente intatta la teca contenente il corpo del fratello. Il vetro lo aveva mantenuto giovane e identico a come Add lo aveva lasciato. Ora si passavano solo due anni.
Suo fratello non era l'unica persona presente lì dentro, però. C'erano altre cinque incubatrici in quel luogo, integre e contenitrici di corpi così simili a quelli di Add da far venire i brividi.
I suoi cloni.
Add non seppe mai come si generarono, semplicemente li ebbe tra le mani e si sentì colmare di tutto ciò che in quegli anni gli era mancato.
Amore, affetto, felicità, gioia, responsabilità. Si sentì padre di ognuno di loro, generati dal suo corpo e dai tratti identici ai suoi.
Per far rinascere i suoi cloni e suo fratello a nuova vita, non si perse d'animo. Lesse tutti i libri contenuti in quel luogo e quando ebbe finito, ricominciò daccapo.
Studiò, elaborò, sperimentò. Si servì di ciò che era in suo possesso per generare qualcosa di nuovo. Lo fece abbastanza a lungo da iniziare a capire che il tempo scorreva. Al di fuori di quel posto, sì, ma sempre inesorabilmente.
Non si concesse alcun momento per pensarci troppo. Quando non aveva nulla da fare, osservava i suoi cloni e suo fratello all'interno delle teche. Acquisiva forza. E poi ricominciava a elaborare.
Arrivò il giorno in cui Add riuscì a rompere l'incantesimo che lo costringeva imprigionato in quel luogo. Per tutto quel tempo non aveva fatto altro che evolversi, al punto da trasformare la scienza in un potere del quale era divenuto padrone. Era completamente impazzito. Le carezze alle teche erano diventate pugni da tempo, ormai; peccato che non potesse stabilirlo, senza la minima cognizione della durata e dello scorrere dei giorni.
Una volta libero, scoprì che era passato più di un secolo. Non volle crederci e rise follemente di quella scoperta.
Per tutta la notte, ora che poteva vedere il bagliore delle stelle. Sprecò il tempo appena ottenuto in quel modo. Fece lo stesso durante il giorno. Distrusse qualcosa di cui non conosceva l'esistenza, colpì tutto ciò che si ergeva sul suo cammino. Urlò, perse ogni congettura di buonsenso, si straziò graffiandosi il viso con entrambe le mani. Era la libertà a renderlo così folle, o lo era forse la consapevolezza di essere di nuovo imprigionato, questa volta in un tempo senza ritorno?


* * *


Contro la teca di vetro, Add rabbrividì. Le dita si piegarono in un debole spasmo e la sua espressione si corrucciò.
Il respiro affannoso si condensò di fronte a lui, in un alone di vapore.
"Ah, eccoti. Immaginavo che fossi ancora qui."
La voce alle sue spalle calmò immediatamente la sua agitazione. Add si voltò per scorgere la figura di suo fratello, che avanzava titubante nella stanza buia.
Non gli piaceva quel posto, e tutto di lui evidenziava la sua soggezione.
Add sorrise stancamente: "Secondo te si sveglieranno?" domandò poi, con quanta più eloquenza possedesse.
Trace alzò gli occhi al cielo: "Me l'hai già chiesto ieri. E l'altro-ieri. E l'altro-ieri ancora." si sistemò al suo fianco e lanciò un'occhiata disinteressata al clone nella teca.
"Che ti devo dire? Non lo so" concluse, inarcando un sopracciglio.
Add seguì il suo sguardo. L'individuo all'interno dell'incubatrice non sembrava avere più di vent'anni. Il suo viso era armonioso e rigido al contempo. Gli piaceva immaginare che genere di persona avrebbe potuto rivelarsi di essere, una volta sveglio.
A volte Add pensava a come sarebbe stato bello accarezzare i suoi capelli corti, o il suo fisico scolpito. Nel liquido evanescente che lo circondava, la sua pelle riluceva, bianca e apparentemente liscia.
Ogni forma del suo corpo rispondeva ad una primitiva e sconosciuta necessità di Add. Ancora non si spiegava bene di cosa si trattasse, però.
"Smettila di fissarlo, adesso. Ha la tua stessa stupida faccia e... no, anzi, lui è ancora più brutto" soggiunse all'improvviso Trace.
Add, colto di sorpresa, ebbe un fremito. Distolse velocemente lo sguardo dal clone e si risolse a rivolgerlo al fratello.
"Lupsy non è brutto" ribatté, con naturalezza. Era un'inevitabile e veritiera constatazione. Che gli somigliassero o meno, tutti i suoi cloni avevano un oscuro fascino che lo teneva con gli occhi incollati a loro per intere ore.
Add trascorreva gran parte del suo tempo nel laboratorio. Da quando Trace s'era miracolosamente risvegliato, forse grazie alla frattura che Add aveva causato al sortilegio temporale che li teneva prigionieri nella biblioteca, la sua vita aveva subito una stabilizzazione. Il suo impeto di follia era stato prontamente fermato dalle braccia forti del fratello, che lo aveva stretto al petto così a lungo da fargli perdere nuovamente la cognizione del tempo. Lo aveva lasciato gridare, si era fatto colpire, ma il suo corpo rigido non si era lasciato smuovere nemmeno di un millimetro. Era rimasto fermo e vigoroso a subire per entrambi quell'enorme disgrazia. Lui, un tempo così grande e adesso così altrettanto vicino a Add da non riuscire più a considerarlo suo fratello.
E Add, privo di tutta l'innocenza che un tempo lo caratterizzava, fuori di senno ma ancora in grado di salvare la vita a qualcuno.
"Ancora con quel nome? E' pietoso" commentò Trace, con sprezzo.
"Se questo si risveglia e scopre di chiamarsi Lupsy secondo me se ne torna a dormire."
Add si indignò: "Ne sarà felice." stabilì, con una punta di acidità nella voce.
"Lui e tutti gli altri" aggiunse, sentendosi in colpa per non aver degnato di alcuna considerazione i quattro cloni restanti.
Lupsy lo magnetizzava più degli altri, è vero. Ciò non toglieva che li adorasse tutti, uno per uno. I loro corpi differenti, la fisionomia, l'aura che sembrava adornare le loro sagome nude.
Archie, ad esempio, gli dava l'impressione di essere amichevole e di ottima compagnia.
Add si avvicinò alla sua teca e rimirò i capelli lisci che gli ondeggiavano intorno al viso. "Svegliati presto, cuginetto" mormorò.
Quando fece per indietreggiare andò a sbattere contro a Trace.
"Quante volte te lo devo dire che quel coso NON E' nostro cugino?" lo aggredì, le braccia incrociate al petto. Add soffiò imbarazzato: non voleva che suo fratello lo sentisse conversare con i cloni.
Fece per passare, ma Trace gli sbarrò il passaggio con il proprio corpo. Rimaneva imponente come al solito, nonostante la differenza di altezza davvero minima. Un tempo Add ricordava di arrivargli a malapena alle cosce. Ora potevano guardarsi tranquillamente negli occhi.
"Io ho deciso che è nostro cugino" rispose crucciato, una volta che ebbe constatato di non riuscire a liberarsi del fratello.
"E te ne prenderai cura tu, Trace. Di lui e Tyre." aggiunse, indicando col dito la persona a cui stava facendo riferimento.
La sua teca era in ombra, assieme a quella di un altro clone. I loro parametri erano così sballati da lasciar poche speranze su un loro ipotetico risveglio, ma Add non si era ancora dato per vinto. Parlava anche con loro, ogni giorno e si impegnava affinché anche i loro valori potessero risultare, un giorno, positivi.
Trace scosse la testa, evidentemente contrariato.
"Ma certo, ho sempre sognato di poter fare il baby-sitter"
Add allungò una mano sul suo viso, istintivamente. Gli scostò i capelli dagli occhi e rimase fermo a guardarlo, con rassegnata pazienza.
"Dai, fratellone..." sussurrò, gentilmente. Non gli piaceva imporsi all'unica persona che aveva, la sua ragione di vita, il suo solo legame.
A contatto con i polpastrelli, gli sembrò quasi di sentire la pelle di Trace scaldarsi furiosamente. I chiaroscuri del laboratorio non lasciavano intravedere questo cambiamento sul suo volto, quindi Add non lo soppesò a lungo. "Ne parliamo quando si svegliano" sbuffò Trace, scostandosi bruscamente. Add, colto di sorpresa, trasalì. Lo guardò mentre si allontanava tutto impettito e gli venne da sorridere.
Aveva alimentato le sue speranze, probabilmente di proposito. E aveva rinnegato il suo approccio per stabilire quel distacco che gli piaceva tanto frapporre tra loro, per rivendicare la propria posizione di fratello maggiore. Gli si affiancò, sempre sorridendo.
"Preparo la cena?" disse, aumentando il passo per stare dietro all'andatura di Trace, che nel frattempo aveva accelerato volontariamente. Questo annuì, distratto. "Come vuoi".
Add attese che fu uscito dal laboratorio, quindi si richiuse la porta alle spalle. "Ne parliamo quando si svegliano" ripeté a se stesso.
Poteva davvero sperarci?

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