▬ KAI (non) E' UN DEGNO EUROPEO ▬ (pt 3)


Alla fine Jun e Miwa non avevano fatto sesso. E s'intende che non avevano fatto né sesso né amore. Tutto ciò per un semplice motivo: Miwa la sera prima non aveva chiuso occhio, e dunque si era addormentato prima ancora di potersi spogliare.
Jun lo aveva coccolato e lo aveva coperto con la propria giacca, e Miwa si era lasciato trasportare dal calore che il suo corpo gli trasmetteva.
Così era finito tutto ancora prima di iniziare, ma il mattino dopo nessuno dei due rimpianse il sesso che non c'era stato, perché la sera prima tutto ciò che avevano fatto aveva fatto percepire ad entrambi un forte sentimento. Non c'era bisogno di fare sesso per percepirsi, capirsi e sfogarsi. E loro lo sapevano.

[Ore: 9.30 a.m, da Jun]

Miwa si era alzato già da un po', dopo la sera prima si sentiva molto più rilassato e tranquillo.
Jun gli aveva fatto capire, inconsapevolmente, che le cose vanno bene anche se fatte con calma, e quindi che avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per amare Kai e per farsi ricambiare.
E anche se ciò non fosse mai avvenuto ora Miwa sapeva di non essere solo.
"Da quanto sei sveglio?" gli chiese Jun, affiancandolo. Miwa stava preparando la colazione per entrambi, quindi si sentì in imbarazzo da tale gesto e per questo arrossì. "D-da un po'..." Jun si limitò a sorridere. Conosceva bene Miwa, e sapeva perfettamente quanto questi si imbarazzasse anche per cose stupide. "Vuoi una mano?" domanda retorica: Miwa non si sarebbe mai fatto aiutare, e come da copione scosse la testa e Jun si fece più indietro.
Lo lasciò fare, Miwa preparò la colazione per entrambi e Jun la gustò con felicità. C'era un po' di imbarazzo nell'aria, ma dopo tutto quello che si erano detti la sera prima era più che normale come cosa. Finirono di mangiare e Miwa si alzò in piedi "beh... io vado Jun".
Jun guardò l'orario e poi guardò lui, un po' stranito. "Hai impegni anche il Sabato?" Miwa si agitò. Non aveva nessun impegno ma stava morendo d'imbarazzo e avrebbe preferito prendersi un po' di tempo per pensare. Dopotutto quella della sera prima era una dichiarazione, e di certo non poteva ignorare i sentimenti di Jun in quella maniera. Stava per dire qualcosa, ma Jun lo interruppe "tranquillo, tranquillo, vai" gli sorrise. Miwa lo ringraziò mentalmente e si fece scortare all'uscita. "Jun... a proposito di-" venne interrotto di nuovo. "Shhh, non devi pensare a niente, solo a te stesso." Con quelle parole impresse nella mente Miwa si allontanò, sempre di più, fino a che non potè più vedere la figura di Jun. Solo allora si appoggiò al muro e fece un grande sospiro. Fu come se in quel sospiro abbandonò tutto ciò che c'era stato con Jun e ritornò alla vita di sempre. Gli venne l'impulso di tornare indietro, di correre da Jun e restare da lui per sempre, ma non avrebbe avuto senso. Ora sapeva cosa doveva fare: andare avanti. Con Jun avrebbe costruito un altro tipo di rapporto, non sarebbe più stato il suo punto di riferimento nei momenti in cui aveva bisogno di scappare. Jun era di più.

IN THE MEANTIME
[Ore: 17.30 p.m, albergo lussuoso, stanza di Kai, Europa]

CHE. COSA. AVEVA. FATTO? Kai era disperato. In un momento di desolazione aveva davvero pensato che Gaillard fosse la soluzione a tutti i suoi problemi. Aveva riposto in lui tutto.
Per un momento, ed un momento solo, aveva pensato che scappare sarebbe stata la cosa migliore da fare. Ma da quando Kai Toshiki era un codardo? Davvero uno come lui, che non era nemmeno in grado di gestire gli affari sentimentali, era da considerarsi "DEGNO"? Si guardò la mano con fare indignato. Si odiava. GLI AVEVA STRETTO LA MANO. Sospirò e si accasciò sul letto, sbottonandosi a strattoni la camicia. Che cosa avrebbe pensato Miwa se lo avesse visto fare quel gesto? Forse lo avrebbe odiato. Ma no, Miwa non era così. Sicuramente sarebbe stato zitto e avrebbe accettato, come aveva sempre fatto. Un tempo forse questo lato di Miwa non gli piaceva per niente. Lo riteneva un leccapiedi, uno che avrebbe fatto qualunque cosa pur di farsi notare. Ora però aveva aperto gli occhi. Si era accorto del mondo che gli stava intorno e dei sentimenti che riceveva ogni giorno. E il sentimento più forte che percepiva era quello di Miwa. Così potente da lasciargli il segno. Guardò il soffitto, e immaginò di essere a casa propria. Gli mancava il profumo che c'era lì. O il letto che scricchiolava al minimo tocco. Lì invece il letto non produceva alcun rumore, era morbido e accogliente, ma era troppo composto. Troppo perfetto per uno come lui. Si chiese quante altre volte avrebbe sbagliato e se Miwa sarebbe stato lì a farglielo notare. In quel periodo non vedeva altri che lui. Era quello che sin dal principio gli era sempre stato addosso, che lo aveva sempre accompagnato in ogni dove. Per questo Kai era convinto di pensare a lui solo perché prima lo dava per scontato. Si girò nel letto una, due, tre volte, e più si girava più si sentiva distante da casa. In testa aveva una metafora: quella dei suoi amici che gli davano le spalle e lo lasciavano indietro. Era partito per essere il più forte eppure ora non era altri che un debole. Improvvisamente squillò il telefono. In un primo momento Kai sussultò, ma successivamente prese una decisione: "Se è Miwa, continuerò a cercarlo e a cercare i legami con il passato. Se è Gaillard, proverò a guardare il futuro, e metterò da parte tutto il resto." Una decisione egoistica, pensò. Ma era proprio da lui. E in cuor suo, sperò si trattasse di Miwa.

IN THE MEANTIME
[Ore: 10.10 a.m, al Card Capital]

Quel giorno Aichi e Kamui erano, come di consueto, al Card Capital.
I due duellavano praticamente ogni giorno, il Card Capital era diventato il loro punto di incontro fisso. Lì avevano conosciuto un sacco di ragazzi e ragazze con cui avevano stretto amicizie speciali, e ogni giorno amavano stringerne di nuove. A differenza di Kai, la loro strada era ancora lontana dal diventare "professionale", ma Aichi ancora non riusciva ad immaginarsi cresciuto. E nonostante amasse il Vanguard con tutto se stesso ancora non capiva la scelta che aveva fatto Kai. La cosa che più lo teneva legato al Vanguard, infatti, non era tanto il gioco in sé, ma le amicizie che aveva stretto grazie ad esso. E non si vedeva a sacrificare quelle amicizie per diventare un professionista. Nonostante ciò, però, rispettava la scelta dell'amico. Kamui lo osservava da un bel po', ma Aichi, assorto nei pensieri, non se ne accorse. "Aichi..." Questo non rispose, così Kamui lo raggiunse e gli diede un pizzicotto alla guancia. "AICHI!" Aichi sussultò, scattando indietro. "K-Kamui-kun, che succede?" chiese poi allarmato. "Ti sto parlando da un'ora! Vuoi duellare o no?" continuò il ragazzino, rabbioso. Aichi fece un leggero inchino in segno di scusa "M-mi dispiace Kamui-kun! Ero distratto!" Quest'ultimo scoppiò in una risata della quale Aichi non seppe spiegare il motivo, e poi lo tranquillizzò "Tranquillo fratellone! Non sto parlando davvero da un'ora!" Aichi si rassicurò e gli sorrise. "Comunque, di cosa mi stavi parlando?" Kamui gonfiò le guance e appoggiò il deck sul tavolo. "Vanguard. Un duello! Te l'ho detto prima, no?" Aichi si sentì arrossire. Gli chiese scusa un'altra volta, ma Kamui non sembrava arrabbiato, piuttosto divertito. "In questi giorni mi sembri molto confuso, sai? Ti perdi spesso nei tuoi pensieri, non dirmi che stai pensando a Kai!" Aichi rimase perplesso. Come aveva fatto a notarlo? E come faceva a sapere che stesse pensando proprio a Kai? "Ti ho lasciato senza parole, eh? Io so sempre tutto ~" Kamui stava palesemente ammiccando, ma Aichi non se ne rese nemmeno conto. Iniziarono a duellare, e mentre Kamui stava per fare la sua mossa Aichi lo interruppe. "Kamui..." L'altro sollevò lo sguardo. Si guardarono negli occhi per un periodo che ad Aichi sembrò non terminare mai. Aveva una cosa da dirgli ma gli risultava troppo difficile farlo. "Secondo te Kai è felice?" Chissà perché gli dava l'impressione di non esserlo. Eppure non si erano più sentiti da quando era partito. Kamui ci pensò su e poi sorrise "certo, l'ha scelto lui! Se non fosse felice potrebbe tornare in ogni momento!" Forse la semplicità con cui ragionava Kamui era un calmante perfetto per uno ansioso come Aichi. Sta di fatto che si calmò. Era un concetto semplice, ma in fondo Kamui aveva ragione. Kai ormai sapeva che aveva delle persone che per lui ci sarebbero sempre state. E se fosse stato infelice avrebbe potuto tornare a casa. Loro erano lì ad aspettarlo. "Hai ragione, allora sono sicuro che è felice." Dopotutto Kai era Kai, Aichi era Aichi. L'avevano sempre pensata diversamente.

TORNANDO A REN
[Ore 11.00 a.m]

Erano passate molte ore da quando aveva pianto di fronte a Koutei e Leon.
I due, che all'inizio sembravano perplessi, in un secondo momento avevano cercato di rassicurarlo sollevandolo da terra, per parlare della situazione con calma. Ren dopo un po' si era calmato, ed era riuscito a spiegare perché aveva bisogno del loro aiuto. I due lo avevano ascoltato pazientemente, e avevano accettato di aiutarlo. Ren non sapeva se era per compassione, gentilezza o interesse, ma in ogni caso era grato loro. Dopo ciò avevano organizzato un piano per aiutare Kai e per capire cosa gli mancasse per essere felice. Ren si era fatto prendere dall'emozione e aveva dato pure un nome al piano, ma è troppo imbarazzante quindi è meglio tralasciare. Erano le undici del mattino, e lo stomaco di Ren aveva fame. "Volete qualcosa da mangiare?" Visto che erano tutti e tre affamati decisero di preparare il pranzo.
Ma il frigo di Ren era vuoto. "Wow." Fu il commento di Leon. "Haha è uno scherzo?" Fu il commento di Koutei. Ren si sentiva in imbarazzo. Era stato molto occupato in quel periodo, e aveva mangiato solo fuori casa. Quindi si era scordato di fare la spesa. "Che facciamo?" chiese cercando di nascondere l'imbarazzo. Leon prese la propria giacca "Andiamo fuori."
Koutei si limitò a seguire Leon, infilandosi la giacca. "Ottima idea!" Ren, che era il responsabile di tutto ciò, accettò senza dire una parola. Prese anche lui la giacca e li seguì. Le strade d'Italia erano fredde come non mai, e Ren infilò le mani nelle tasche per cercare di riscaldarle.
Leon camminava con passo svelto, probabilmente anche lui percepiva il freddo e a quanto pare gli dava fastidio. Koutei invece sembrava tranquillo, ma soprattutto caldo. E proprio perché sembrava caldo Ren si fece più vicino a lui. "Fa freddo...." commentò, cercando di attirare l'attenzione. Leon non lo sentì nemmeno, mentre Koutei gli rispose sorridendo. "Sì, sì è vero... ma a me piace il freddo." Ren fece una smorfia. Come poteva piacergli il freddo? Lui preferiva di gran lunga il caldo. Il freddo gli entrava nelle ossa e lo congelava. Ma comunque. Cercò ancora una volta di convincerlo a riscaldarlo. Non gli importava il modo, l'importante era che percepisse calore. "Però..." iniziò, cercando di sembrare vago "fa DAVVERO freddo. Come puoi non percepirlo?" Detto questo si fece ancora più vicino, arrossendo e guardando la strada davanti a sé (la schiena di Leon). Koutei ci mise un bel po' a capire, ma finalmente recepì il messaggio. "Oh". Poi si mise a ridere forte, così forte che Leon si girò verso di loro per capire cosa stesse succedendo. "Ehy Leon vieni qui!" lo incitò "Fa freddo, scaldiamoci" e poi gli fece l'occhiolino. Ren era viola in faccia, ed era anche molto confuso. "Davvero avete freddo?" chiese Leon avvicinandosi a loro "Eppure Ren è viola..." gli toccò una guancia con le dita "... e caldo." Ren si sentì morire ma fece finta di niente, si limitò a scostare lo sguardo imbarazzato.
Poi tutto successe velocemente, entrambi lo presero a braccetto facendosi il più vicino possibile. Nessuno disse niente, o forse qualcuno parlò ma Ren non se ne accorse. In quel momento stava sprofondando d'imbarazzo e si sentiva molto stupido. Probabilmente lo era.
Proseguirono così, tutti e tre avvinghiati per le strade fredde d'Italia, che per Ren ormai di freddo non avevano più nulla.

IN THE MEANTIME
[Ore 17.30, casa di Gaillard, Europa]

Gaillard si era fatto una doccia perché voleva apparire sexy anche quando era nella sua #sola e #triste #casa. Per chi non lo avesse capito questo è bashing gratuito. Tornando a noi, si era fatto una doccia ma non era servito però #dettagli. Si trovava sul letto, e guardava la propria mano con bramosia. Finalmente aveva toccato Kai. Gli aveva stretto la mano e Kai l'aveva stretta a lui. Aveva percepito qualcosa. Forse Kai stava cercando di scappare dal passato e finalmente aveva deciso di dedicarsi a lui. Lui che lo aveva sempre amato in silenzio e che aveva sofferto più di tutti (no). Tutto ciò che voleva in quel momento era averlo. Si sparò un segone ma non gli bastava. Se ne sparò due e allora il pubblico si chiese perché non si fosse sparato per davvero. Dopo aver compiuto l'atto decise di chiamare Kai. Dopotutto il giorno dopo si sarebbero incontrati, e doveva dirgli l'ora e il luogo d'incontro. In quel momento si sentì potente.
Non seppe spiegarsi il perché, ma lo sentì e basta. "Kai è mio." Il telefono suonò a vuoto per un po', poi sentì una voce: "Pronto?"

IN THE MEANTIME
[Ore: 10.30 a.m, Card Capital]

Miwa aveva deciso di fermarsi al Card Capital. Lì c'erano già Aichi e Kamui, che appena lo videro lo salutarono felicemente. Aichi lo scrutò come per assicurarsi che stesse bene, e lui gli fece un sorriso rassicurante. Stava davvero bene. Aveva imparato, grazie a Jun, che il tempo è tanto.
E poi Kai stava finalmente vivendo il suo sogno, quindi non c'era bisogno di sentirsi tristi e anzi, doveva essere felice per lui. Si sarebbe preso cura di lui anche in lontananza. "Sapete che giorno è oggi?" chiese allora Miwa, interrompendo il duello tra Aichi e Kamui. I due si fermarono e lo guardarono con sguardo interrogativo. "Sabato?" chiese Kamui, confuso. Aichi scosse la testa e Miwa si mise a ridere. "Sì, ma non è un Sabato qualunque..." I due si guardarono più confusi di prima. "Oggi è il compleanno di Kai!"
Miwa era convinto che almeno Aichi lo sapesse, ma poi gli venne in mente Kai e i suoi modi scostanti, quindi dedusse che non lo avesse detto a nessuno. Dopotutto non era abituato a festeggiamenti o cose simili. Gli venne da ridere a pensarci, e si augurò che in Europa Kai se la stesse spassando alla grande, il giorno del suo compleanno. Aichi arrossì, probabilmente si sentiva in colpa per non averlo saputo. Kamui invece non sembrava particolarmente interessato. "B-beh allora dobbiamo chiamarlo!" disse poi Aichi, illuminandosi di gioia. Kamui si fece più attento alla conversazione. Miwa annuì sorridendo "Esatto, stavo pensando proprio la stessa cosa!" Probabilmente non avrebbe risposto, chissà quanto era impegnato in quel momento... ma tentare non costava nulla. E avrebbero potuto comunque mandargli gli auguri per messaggio, in caso. Miwa compose il numero e mise il vivavoce. Mentre erano tutti intenti ad aspettare una risposta arrivò pure Shin, ma prima che potesse rompere il Pathos con le sue cazzate Kamui lo zittì con un netto "SHHH". A Miwa batteva forte il cuore, un po' era speranzoso ma aveva anche paura. Gli tornò ancora in mente la sera in cui non era riuscito a rispondergli, e il timore che potesse accadere di nuovo lo pervase. Erano tutti in attesa, e dopo un bel po', dall'altra parte, qualcuno rispose. "Pronto?" Miwa trattenne il respiro fino a quel momento.
La voce era un po' timorosa, e sembrava stanca. Ma era senza dubbio quella di Kai. C'erano tante cose che Miwa avrebbe voluto dirgli in quel momento, ma non ne uscì nemmeno una.
Al suo posto rispose Aichi "KAI-KUN!!!!!" anche lui era molto ansioso, e Miwa si rese conto di non essere l'unico a cui mancava Kai.
Kai, dall'altra parte, fece un lungo sospiro, poi si mise a ridere. "Aichi!" Dalla sua voce si percepiva tutta la sua felicità. Miwa fu egoisticamente felice di mancargli.
"N-noi volevamo dirti una cosa Kai-kun!" continuò Aichi, con la voce tremante d'emozione. Kamui si intromise "AUGURI PALLONE GONFIATO" tutti scoppiarono a ridere, compreso Kai, che non si arrabbiò affatto. Anche Aichi gli fece gli auguri, e poi pure Shin. Miwa non aveva ancora aperto bocca, e stava a stento trattenendo le lacrime. Dopo gli auguri si chiesero come andava, se stavano bene e se erano felici, e andarono avanti così per un bel po'. Ad un certo punto Aichi fermò le risate "Kai-kun..." Kai, dall'altra parte, si fece serio. "Sì? C'è qualcosa che non va?"
Aichi guardò Miwa, che gli annuì convinto e deciso. "Miw-" Kai lo interruppe "MIWA? C'E' MIWA?"
Miwa rimase sorpreso da quella reazione, ma si fece avanti. Era stato zitto per troppo tempo, questo era il momento che aveva aspettato da quando Kai era partito, e doveva approfittarne. Come se fosse una cosa dovuta, si fecero tutti un po' più lontano, per lasciare a entrambi un momento privato, solo per loro due. Kai era ancora in attesa, così Miwa si affrettò a farsi sentire. "Ka-i..." Non riuscì a dire il suo nome che le lacrime iniziarono a solcargli il viso, e i singhiozzi gli impedirono di continuare a parlare. "Miwa..." dall'altra parte Kai era confuso, e non capiva cosa stesse accadendo. Miwa cadde in ginocchio, col telefono in mano e le lacrime sullo schermo di esso. Non era riuscito a trattenersi. "Ka-i......." "Miwa. Miwa, sono qui. Non piangere." Kai cercò di rassicurarlo ma Miwa non ne aveva bisogno, perché era felice e quel momento era uno dei più belli di tutta la sua vita. Sentire finalmente la voce di Kai, la persona che aveva sempre amato, era come rinascere. Piangeva tutte le lacrime che non aveva mai pianto prima, ed erano lacrime dal sapore dolce. Miwa le assaporava e le buttava fuori, per levarsi quel peso sul cuore che solo Kai era in grado di levargli. Poi, finalmente, parlò. "TU NEANCHE TI IMMAGINI QUANTO MI MANCHI IN QUESTO MOMENTO." Kai sussultò. "Come stai, Kai? Come sta andando? Ci stai riuscendo?" Miwa parlava tra un singhiozzo e l'altro, determinato. Nel frattempo Aichi e gli altri lo guardavano commossi. "Com'è l'Europa? Com'è essere professionisti? Posso fare qualcosa per te?" continuò, e Kai dall'altra parte deglutì. "Miwa..." lo interruppe "Lo sai che non mi piace piangere..." e poi rise, per mascherare le lacrime che solcavano anche il suo viso. Miwa sussultò, e stette zitto per un attimo. Così Kai continuò. "Sto bene, Miwa. Mi piace stare qui e l'Europa è bellissima. Mi manca casa però. Il letto scricchiolante, il profumo della tua colazione, la scuola... il Card Capital... mi mancano tante cose. Mi manchi tu." Miwa sussultò per una seconda volta, e le sue lacrime smisero di scendere. Gli... mancava. "Kai...." deglutì. Gli mancava. "Anche... anche tu mi manchi. H-ho... bisogno di te Kai.... ho... bisogno di te." Si maledì per averlo detto. Avrebbe sicuramente mandato a rotoli tutto, e Kai si sarebbe sentito addirittura peggio di prima. Lui lo amava, dannazione, lo amava e avrebbe dovuto proteggerlo, non farsi proteggere. Cercò di rimediare ma non servì perché Kai non gli permise di parlare. "Fidati, anche io. Tu mi hai sempre guidato verso la giusta strada, senza di te sono un pesce fuori dall'acqua. Forse non ero ancora pronto ma crescerò. Miwa, crescerò e tu lo farai con me. Cresceremo e quando tornerò saremo forti tu per me e io per te." Miwa riprese a piangere. "S-ì, sì Kai... sarò forte, vedrai." "Miwa...""Kai..." si chiamarono insieme. "Non dimenticarmi."

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CONTEST:
[[proponete nomi per il piano di Ren e il migliore verrà scelto]]
Il titolo scelto verrà menzionato nei capitoli a venire. Non perdeteli!

Proposte:
- "DU DILDI NEL MIO CULO, KAI TI AIUTERO' LO GIURO" (Sam)
- "PROGRAMMA PROTEZIONE HAPPYNESS: AIUTIAMO KAI A RITROVARE LA FELICITA'" (Sam)

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