▬ Quella puttana di mio cugino (pt. 1) ▬


LEGENDA:
[dialoghi tra parentesi quadre] = pensieri di Leon o Alfonso a seconda del pov
{descrizioni tra parentesi graffe} = flashbacks


* * *


{flashbacks in seppia} [l'avevo incontrato per pura casualità]
Leon si scontra con Alfonso e decide di aiutarlo portandolo in una locanda.

{si susseguono le scene del loro primo incontro, sino ad arrivare ad una nuova scena, in cui loro due sono nella stessa stanza}

Leon sbuffa, guardando il letto matrimoniale che si trova di fronte a lui.
"Non possiamo farci nulla, stanotte c'è il pienone".
Alfonso ridacchia imbarazzato, cercando di sdrammatizzare: "Non importa, dormirò per terra. Potrà solo farmi bene."
"Stai scherzando?" Leon si indurisce. Il suo sguardo è così duro che non ammette repliche. Alfonso decide di coricarsi al suo fianco.
Sono molto vicini, e sentono i respiri l'uno dell'altro. Appena si percepiscono, la respirazione si intensifica. Leon sapeva che sarebbe successo, dal primo momento in cui ha incrociato gli occhi blu di Alfonso. Ma non sa come gestire questa situazione.
"Fa... freddo" dice d'un tratto Alfonso.
La sua voce trema, ma Leon non crede sia una conseguenza del freddo.
Lui, a dire il vero, ha caldo.
"Puoi avvicinarti a me" risponde. Le loro schiene si stanno sfiorando, ma non è quello che intende Leon.
Alfonso è un principe, dannazione, ed è anche suo cugino. Ma lui non può fare a meno di pensare a quanto vorrebbe farsi consumare da lui.
Per la prima volta nella sua vita si percepisce come quello che è: un ragazzino inesperto che /vuole/ fare esperienza.
Alfonso potrebbe essere quell'esperienza di cui ha bisogno. Quell'esperienza che magari fai una sola volta nella tua vita.
Ma della quale non ti dimenticherai mai.
Alfonso aderisce lentamente alla sua iniziativa. Leon non può far altro che gioirne silenziosamente, mentre se lo ritrova quasi addosso, questa volta rivolto verso di lui, col petto contro la schiena e il respiro caldo sul collo.
Un respiro sin troppo affannoso.
"Stai... ansimando?" chiede, rendendosi conto un attimo dopo di aver fatto lo stesso.
Alfonso sussulta, Leon può percepire la sua pelle che si scalda a contatto con la sua. "E' che-" tenta, ma poi fa silenzio.
E dopo quel momento è un susseguirsi di attimi che entrambi avevano già dato per scontati.

[Il sesso con Alfonso... no, il sesso con mio cugino. E' stato la mia prima volta. Credo di averlo amato, forse quanto amavo lui.
Intensamente, tanto quanto ora lo odio.]

INIZIO FILM

Leon si sveglia di soprassalto, sudato, col fiatone.
Non è la prima volta che si sveglia con il cazzo duro e la sensazione di mani che gli percorrono il corpo pieno di brividi, ma ogni volta è un'agonia.
Il sogno che rispecchia la sua realtà, ciò che c'è stato... è sempre più duro. Ogni notte aggiunge dettagli.
E ogni notte Leon si rivive, rivive l'amore che ha provato per Alfonso e si maledice per provarne ancora.
Anche ora che la sua vita è andata avanti, mentre il suo corpo è in uno stop perenne.
La sua nuova realtà non ha nulla a che vedere con il Golden Knight, i combattimenti o padri ubriachi marci dalla mattina alla sera.
E'... tranquilla. A Leon viene in mente solo questo termine per descriverla.
Il che, a conti fatti, non è granché. Non è da lui.
Il suo animo da guerriero non è portato per una vita simile.
Il suo amore per Lara è così distante dal rassomigliare quello che prova per Alfonso da sembrare sbiadito. Da /farla sembrare sbiadita/.
Leon la ama come una sorella, ma con quale riferimento se per lui i legami di parentela non hanno alcun limite? Leon... non vede un futuro con lei.
Inizia a pensare che sarebbe meglio se se ne andasse.

La giornata trascorre immutata.
Arriva la notte, e Leon esce per il suo consueto bagno serale all'aperto con temperatura - 10 °
Lisa non tarda a presentarsi. Lui non riesce a farsi vedere in quelle condizioni da lei, ma ormai glielo concede.
Mentre gli sta strofinando la schiena, e Leon quasi si sta assopendo, Lisa comincia con il solito discorso sul rimanere lì per sempre.
Leon pensa di conoscere il motivo di fondo.
Per quanto gli piacerebbe accettare tutto e restare, il suo animo gli dice di no.
In cuor suo, forse, sta ancora sperando che ad Alfonso e a suo padre importi qualcosa di lui.

- IN THE MEANTIME -
Alfonso e Herman se la spassano cacciando orsi, girando il mondo e giocando all'allegra famiglia.

- TORNANDO A NOI -
Lisa si schiarisce la voce, mentre con le dita stringe la presa sulle spalle di Leon: "C'è un altro motivo per cui vorrei che tu rimanessi".
Leon chiude gli occhi e implora mentalmente che lei non lo riferisca.
Ma non funziona, perché:
"Leon, noi... ci amiamo, non è vero?"
Leon stringe i pugni. Quello è senz'altro il modo peggiore per metterla giù.
"Sei..." prova a dire, ma non riesce ad aggiungere altro.
Il terrore di perdere gli ultimi legami che gli sono rimasti gli uccide le parole in gola.
Lisa all'improvviso si stringe a lui.
Può sentire il suo respiro sul collo.
Fa troppo male.
Il ricordo della notte riaffiora in lui impetuosamente e lo travolge.
Vorrebbe piangere, ma non riesce a fare nemmeno quello.
"PERCHE' MI HAI SALVATO?" sbotta, sollevandosi di scatto e facendo indietreggiare bruscamente Lisa. Quest'ultima grida spaventata.
"SE PENSAVO CHE LA MORTE FOSSE L'UNICA SOLUZIONE PER LIBERARMI DI TUTTI I MIEI PROBLEMI, PERCHé... PERCHé MI HAI TENUTO IN VITA?!?"
Lisa sembra terrorizzata e ferita allo stesso tempo. Ha gli occhi lucidi di lacrime ed un'espressione sconvolta stampata in viso.
"Leon, calmati, io-"
"NO!"
Leon esce velocemente dal catino in cui si stava lavando e si stringe l'asciugamano lì di fianco addosso. Lisa ora piange disperata: "Ma... Leon...." prova, tra i singhiozzi. Lui non le dà più retta. Se la lascia alle spalle e torna in casa.
Ancora sveglia, a leggere alla luce di un lume c'è la madre di Lisa.
Sembra aver sentito tutto, perché gli lancia un'occhiata interdetta.
Leon ricambia lo sguardo, deciso.
"Me ne vado." dice.
Lei sembra comprendere i suoi intenti, perché semplicemente annuisce.
"Ti farò trovare pronta una bisaccia con dentro il pranzo per domani mattina" comincia, ma prima che possa aggiungere altro Leon la interrompe. "Parto ora" afferma con convinzione.
Prima ancora che lei possa ribattere, se ne va in camera.


- CAMBIO SCENA, ALFONSO POV -
Alfonso si rigira nel letto: anche questa notte non riesce a dormire.
Forse non è tagliato per il mestiere di principe. O forse è semplicemente divorato dai rimorsi.
Herman questa notte non è venuto a fargli visita. Di solito si intratteneva con lui per farsi una bevuta o per chiacchierare.
Alfonso sorride: suo zio è come un padre per lui.
Pensare al loro legame di parentela lo turba.
E' andato a letto con una persona che gli è consanguinea e tutt'ora desidera rifarlo.
La persona in questione non è Herman, bensì suo figlio.
Alfonso a Leon ne ha fatte tante.
Preferisce, però, ricordare tutto quello che gli ha fatto Leon.
Così il suo orgoglio è salvo.
Nonostante questo... Alfonso non può mentire a se stesso. Si preoccupa ancora per Leon e gli è debitore per molte cose.
Tutt'ora vorrebbe fare sesso con Leon.
Tutt'ora vorrebbe provare l'estatica sensazione di fare l'amore con il cugino.
Ma ha un dovere da portare a termine, e non può coinvolgere niente che riguardi i sentimenti o il passato.
Alfonso andrà avanti.
Deve lasciarsi Leon alle spalle.


- CAMBIO SCENA, LEON POV -
Leon è in viaggio da tutta la notte. Solo ora si intravedono le luci dell'alba.
Può ancora sentire il pianto di Lisa alle sue spalle. Il suo viso è ancora rigato di lacrime.
L'avrebbe fatto ugualmente, prima o poi. Solo che non immaginava che avrebbe fatto così male.
"Cosa... cosa devo fare?" chiede, tenendosi la testa tra le mani.
Le lacrime ricominciano a sgorgargli dagli occhi. Si sente debole.
"Innanzitutto, smettere di piangere. Sei un uomo, non puoi farti vedere in giro così."
Leon solleva lo sguardo di colpo. Quella voce...
I suoi occhi si posano su una figura che conosce sin troppo bene.
"Ema!" esclama, come un sospiro liberatorio. Senza rendersene conto, ha mosso un passo in avanti.
La donna avanza con un sorriso compiaciuto stampato in volto.
"E così ti sei stancato di giocare a fare il contadino, eh?" domanda.
Leon non coglie nemmeno la provocazione. E' troppo ammaliato dai suoi movimenti. E' una sensazione completamente nuova... un sollievo così travolgente da farlo sentire traboccante di vitalità. Ema è la sua ancora di salvezza. Non sa dire perché, semplicemente... lo sente.
"Che c'è, hai perso la lingua" chiede Ema, accorciando maggiormente le distanze. Leon se la ritrova vicino. Pericolosamente, vicino.
"Io..." riesce a biascicare, ma è come se avesse un nodo alla gola che gli impedisce di esprimersi come dovrebbe. Con lei è sempre stato così. Per fortuna, Ema lo capisce, perché: "Oh, ho capito. Devi essere triste per aver detto addio alla tua bella, eh? Andiamo a berci qualcosa" propone, cingendogli le spalle e facendo strada.



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