[scusate il twitlonger] Mi si chiede una presa di posizione sulla chiusura di @palazzochigi . Per amor di trasparenza, ecco la mia versione dei fatti. Che non è un tentativo di convincere nessuno, si capisce; è solo una risposta necessaria, per quanto scomoda, perché quelli che si nascondono non mi sono mai piaciuti.
1. In settimana mi arrivano varie segnalazioni di persone confuse da un account che si chiama @palazzochigi, che ha una foto di Mario Monti e un link alla sua scheda sul sito del Senato. Diversi non hanno capito se si tratti di un account vero o di un fake.
2. Raccolgo le preoccupazioni e a mia volta segnalo il problema alla polizia postale, chiedendo di fare accertamenti. Se sia configurabile come satira o come furto d’identità, lo stabiliranno loro: io mi limito a segnalare il disorientamento di alcuni utenti di twitter, di fronte a un account che gioca molto sull’ambiguità.
3. Dopo la mia segnalazione, si scatena la protesta di diversi utenti. Altri invece mi danno ragione e mi ringraziano. I primi passano per democratici, si capisce, e i secondi per fascisti. (“Fascista” è infatti l’epiteto che mi viene rivolto più frequentemente, perché in un tweet ho scritto di sperare che il giochino finisca presto: non mi interessa che l’account venga chiuso, ma solo che si rendano più netti i confini tra satira e furto di identità). Poi ci sono altri ancora, che avrebbero preferito una via cerchiobottista: hai ragione, il fake non era chiarissimo, la satira non era trasparente, ma dovevi solo segnalarlo a twitter.
4. Stasera apprendo da twitter che l’account è stato chiuso. Non so se sia stata la Polizia postale o se la decisione l’abbia presa Twitter, in seguito ad altre segnalazioni; io avevo solo riportato il disagio di diversi utenti, poi non mi sono più interessato alla cosa.
5. Chiedo scusa sinceramente alle persone che si divertivano con i tweet di @palazzochigi, ma con la stessa sincerità rispedisco al mittente le accuse di fascismo. Divertitevi pure sui miei capelli, su #opencazzola e tutto il resto. Poi, però, un giorno parliamo seriamente della differenza tra la libertà di espressione e l’assenza di regole.

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